La Vetta

12.000 Km sopra il Polo Nord

Tania Belinsky sta fissando il soffitto da quattro ore. E’ sdraiata sul letto con il proprio costume di Starlight, con la maschera abbassata e gli occhi aperti.

Immersa nei suoi pensieri, viene richiamata alla realtà da un beep insistente e da una voce artificiale:

-Richiesto accesso alla stanza. Livello di radiazione attuale: 1.7 sievert. Si sconsiglia l’esposizione umana.

-Un momento solo – risponde Tania, chiudendo gli occhi e facendo un ampio respiro.

-Livello di radiazione attuale: 0.4 millisievert. Si sconsiglia l’esposizione umana.

-Tutto bene, Starlight? – chiede una voce femminile dall’altra parte della porta.

-Livello di radiazione attuale: 0.25 nanosievert. Esposizione consentita.

La porta si apre e Miss Marvel entra nella stanza. Si guarda attorno, meravigliandosi di quanto sia spartano l’alloggio: non che le altre camere siano da Grand Hotel, ma hanno almeno un minimo di personalità.

-Dovresti almeno mettere una pianta o qualcosa del genere. Sembra di essere in una prigione.

-In un certo senso è così. La mia stanza è fisicamente isolata dal resto della stazione da una pesante schermatura anti-radiazioni; senza uno sforzo cosciente, ucciderei qualsiasi forma di vita organica in pochi minuti.

-Una pianta di plastica, magari?

-C’era un motivo particolare per cui voleva vedermi, Miss Marvel?

-Starlight, quello che è successo quando Cosmo ha tentato di controllare la tua mente… [1]

-Non è niente, signora. Non succederà più.

-Non è questo il punto, Starlight. Ho bisogno di contare su di te in missione, se c’è qualcosa che ti impedisce di agire al tuo meglio…

-E’ tutto sotto controllo, signora.

-Lieta di sentirlo. Pronta per una missione in Russia?

-Assolutamente.

-Livello di radiazione attuale: 0.7 nanosievert.

-Non è una dose mortale. Signora – si giustifica Tania.

 

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di Fabio Furlanetto

#3 – Ombre dal passato

 

Mosca, Federazione Russa

Yasenevo, sede della S.V.R. [2]

Quando entra nella stanza, Miss Marvel si sente già sotto processo. Si trova di fronte ad un’ampia scrivania dove siedono il direttore dell’SVR ed il ministro della difesa russo. Al loro fianco due super-esseri che conosce bene di fama, la bionda Stella Nera ed il massiccio Vanguard.

I due faticano a celare il disdegno verso Starlight, che tuttavia resta impassibile.

-Benvenuta in Russia, Miss Marvel. Se lo desidera possiamo fornirle un interprete – esordisce il direttore.

-Non sarà necessario. Procediamo pure – risponde l’americana, in un russo leggermente accentato.

A prendere la parola è Stella Nera, che si alza in piedi ed accende il grande schermo situato alle spalle della scrivania. Mostra un essere in armatura dorata, seduto su un trono volante ed avvolto da energia.

-Sergei Krylov, meglio conosciuto come la Presenza. Ex scienziato di fama mondiale, ora uno dei terroristi più pericolosi di tutta la Russia. Responsabile di innumerevoli morti a causa dei suoi immensi poteri radioattivi... e della sua follia. E’ stato avvistato per l’ultima volta tre settimane fa in Ucraina, dove una squadra d’assalto ha cercato di catturarlo. Questo è quanto ne è rimasto.

Lo schermo cambia immagine, inquadrando un enorme cratere fumante.

-Con tutto il rispetto – la interrompe Miss Marvel – Che cosa c’entra lo S.W.O.R.D? Che io sappia, la Presenza non è un alieno.

-Questo lo sappiamo anche noi: è nostro padre – replica innervosito Vanguard.

-Abbiamo analizzato la firma energetica della Presenza con una precisione mai raggiunta prima. E crediamo di sapere dove si nasconde.

Un altro cambio di immagine, questa volta per inquadrare un pianeta completamente avvolto da nuvole bianche.

-Venere? Non è possibile. Venere è completamente inabitabile – risponde Miss Marvel.

-Per un essere umano – precisa Starlight.

-La Federazione Russa non dispone attualmente di mezzi sufficienti a raggiungere Venere – spiega il ministro della difesa – In parte, vorrei sottolineare, a causa dell’ingente contributo al finanziamento che la Russia fornisce allo S.W.O.R.D.

“Se fosse ingente avremmo più navi a disposizione” pensa Miss Marvel, scegliendo però diplomaticamente di non dirlo ad alta voce.

-Lo S.W.O.R.D sarà felice di aiutare, ministro.

Lo sguardo di Vanguard e Stella Nera rende chiaro che il piacere è tutt’altro che reciproco. Per quanto Miss Marvel cerchi di capirlo, tuttavia, è impossibile comprendere se Starlight provi lo stesso.

 

Venere

Che un pianeta simile sia stato associato ad una dea dell’amore è una delle più deliziose ironie di questo sistema solare. Altro che bacco e tabacco, qui si può essere ridotti in cenere dalle temperature di centinaia di gradi e dalla pioggia di acido.

Abbastanza perché anche Miss Marvel abbia dei seri ripensamenti a mettere piede sulla sua superficie. Osserva perplessa l’armatura rossa e chiede a Stella Nera:

-Sei sicura che questa cosa non si ridurrà in cenere una volta scesi? Non sembra molto resistente.

-E’ un vecchio progetto di Ivan Kragoff. Il suo campo di forza è stato ampiamente testato; sulla superficie reggerà per almeno sei ore.

-“Kragoff”. Non è diventato il Fantasma Rosso? Quello delle super-scimmie?

-D’accordo, Kragoff è diventato un po’…eccentrico con gli anni – ammette imbarazzata Stella Nera, iniziando comunque ad indossare la propria armatura – Ma non si può negare il suo genio.

-Speriamo. Per cosa aveva progettato le tute? Non per portare il primo russo su Venere, immagino.

-Invece servivano proprio a questo… ti ricordo che la Russia ha portato una sonda su Venere prima ancora che gli americani atterrassero sulla Luna.

La porta si apre. Starlight entra nella stanza, con il proprio costume standard, facendo calare il gelo.

-Uhm, mi dispiace ma ci sono solo due armature femminili disponibili – rompe il ghiaccio Miss Marvel.

-Se Serg… se la Presenza non ne ha bisogno, anche io me la caverò – risponde Starlight.

Quando ha esitato su quale nome usare, l’occhiata ricevuta da Stella Nera avrebbe potuto congelare una vera stella.

 

Sulla superficie

Una bolla di energia oscura si apre, lasciando la squadra esposta alle condizioni dell’atmosfera letale; persino Miss Marvel può sentirne la pressione.

-Non si vede a più di un metro di distanza. Siamo arrivati nel posto giusto?

-Secondo il radar c’è una struttura artificiale a poche decine di metri da qui; non sono riuscita a teleportarci all’interno – risponde Stella Nera, facendo strada.

Capitan Universo si avvicina a Starlight, l’unica della squadra a non indossare un’armatura. Probabilmente non ne ha bisogno nemmeno lui, ma è sempre meglio non rischiare.

-E’ una mia impressione o non vai particolarmente a genio ai tuoi compatrioti? – le chiede.

-In passato ho cercato più volte di ucciderli – rivela Starlight.

-Sono sicuro che avevi i tuoi buoni motivi.

-No, invece. Ero sotto il controllo mentale di Sergei. Per fortuna mi hanno fermata, o avrei anche loro sulla coscienza.

-Non hai nessuno sulla coscienza, Starlight: non eri responsabile delle tue azioni.

-Và a spiegarlo alle vittime.

-Infatti ne sto parlando con una delle vittime della Presenza.

Starlight fissa perplessa Capitan Universo, indecisa se pensare che sotto il fanatico latveriano ci sia un ingenuo o una buona persona.

-Ci siamo, finalmente – annuncia Stella Nera. La natura artificiale della cupola è innegabile, anche se le sue dimensioni sono piuttosto modeste.

-Il radar non riesce a rilevare quello che si trova all’interno; dovremo curiosare alla vecchia maniera – spiega Miss Marvel, iniziando ad aprirsi un varco piegando il metallo come se fosse cartone.

-Capitan Universo, con me. Voialtri restate di guardia.

-Veniamo anche noi – protesta Vanguard.

-Né tu né Stella Nera siete invulnerabili. Inoltre tutto questo ha l’aria di essere una trappola un po’ troppo ovvia.

-E non vuoi rischiare che la Presenza mi controlli di nuovo – nota Starlight.

Miss Marvel preferisce non commentare, dato che è esattamente quella la motivazione.

 

L’aria tossica della superficie penetra all’interno della struttura, corrodendo l’impalcatura che la sostiene. Miss Marvel scende all’interno, illuminando i pugni per poter far un po’ di luce, in più di un senso. Capitan Universo la segue, per una volta senza dire nulla: la gerarchia di comando ha la precedenza.

La stanza è deserta con l’eccezione di una figura solitaria, seduta su un trono metallico e protetta da un’armatura. Miss Marvel si avvicina con estrema cautela, osservando l’uomo con molta attenzione.

Siede con postura innaturale, completamente immobile, ed anche l’armatura non riesce a nascondere quanto sia magro ed emaciato. Con tutta probabilità l’intenzione era di proiettare l’immagine di un dio invincibile, invece sembra un cadavere appena dissotterrato.

-Che sia morto? – chiede Capitan Universo via radio.

Miss Marvel tiene d’occhio un display interno della tuta, che indica chiaramente:

-8 millisievert. SICURO.

-E’ ancora radioattivo, ma non è una dose letale. Non credo sia del tutto cosciente.

Miss Marvel si avvicina ancora di più, fino ad appoggiargli una mano sulle spalle. La Presenza ancora non si muove.

-750 millisievert. PERICOLO.

La testa della Presenza si sposta di lato, a peso morto, come se fosse una bambola rotta. Miss Marvel si allontana di scatto, pronta alla battaglia.

-5 sievert. EVACUARE.

-Dannazione – si lascia scappare Miss Marvel, allontanandosi rapidamente e verificando l’integrità della tuta, per fortuna ancora intatta. Senza la tuta sarebbe una dose letale per una donna normale, e Carol non ci tiene molto a scoprire se la cosa la riguardi.

Entrambi gli agenti S.W.O.R.D. si aspettano che la Presenza attacchi da un secondo all’altro. Invece continua a non muoversi, anche se il livello di radiazione non accenna a diminuire.

-Che facciamo? Non possiamo cercare di spostarlo finché non siamo sicuri che non stia fingendo – nota Capitan Universo.

-Non mi piace per niente. Miss Marvel a Starlight: ho bisogno della tua consulenza. Tieni i livelli radioattivi al minimo, non possiamo rischiare che si svegli.

 

Un bozzolo di energia oscura teletrasporta non solo Starlight, ma anche Stella Nera e Vanguard. Quest’ultimo è sul punto di scagliare il proprio martello addosso al padre, ma Capitan Universo gli afferra il braccio prima che possa farlo.

-Che stai facendo? Per quel che sappiamo, potresti farlo esplodere come una bomba atomica!

-Improbabile. Sta già morendo – rivela Starlight.

-Morendo? – ripete Stella Nera con un misto di paura e speranza.

-Voi non potete vederlo, ma l’energia contenuta nella sua armatura...la sua vera forma...sta combattendo contro se stessa. C’è qualcosa all’interno del suo corpo che si espande in modo incontrollato, a discapito della sua stessa salute. Un cancro di radioattività.

-E’ pericoloso?

-E’ la Presenza. Dovreste allontanarvi tutti; anche in meditazione, l’esposizione prolungata è letale.

-Quindi lo lasciamo semplicemente qui? Dopo tutto quello che ha fatto!? – protesta Vanguard.

-Calmati, Nikolai. Possiamo spostarlo? Quanto è profonda la meditazione? – chiede Stella Nera.

-Impossibile dirlo. Non escludo che a livello inconscio possa accorgersi di...

-17 sievert. ALLARME. SCHERMATURA INSUFFICIENTE.

-Stella Nera, portaci in superficie, subito!!! – ordina Miss Marvel.

Poi la Presenza apre gli occhi, ed il bagliore illumina a giorno l’intera stanza.

-75 sievert. ALLARME. SCHE%M&T~@ IN§U£F#######

L’energia oscura porta all’esterno tutti giusto in tempo. Solamente Starlight è rimasta, fissando negli occhi il mostro in armatura.

-Starlight.

-Sergei.

-Sei venuta per stare al mio fianco durante la mia morte?

-Sono venuta ad affrettarla.

-Traditrice!

La Presenza rilascia la propria energia, con l’effetto di distruggere l’intera struttura.

 

Galassia Shiar

La Nebulosa dell’Artiglio una regione la cui importanza strategica per gli Shiar non può essere sottovalutata. In termini astronomici, si trova a poca distanza dal sistema solare che ha dato i natali agli Shiar e, di conseguenza, è il luogo ideale da cui lanciare un attacco a sorpresa.

Deathbird lo sa benissimo. Come primogenita del precedente Majestor, la Nebulosa dell’Artiglio è sua proprietà privata dalla nascita. Ovviamente le hanno strappato questo dominio in seguito al patricidio, ma lei conosce ancora questa nebulosa come le sue piume.

Ora si trova sul ponte di comando della Rapace, la nave ammiraglia della sua flotta. Con la maggior parte delle forze di Lilandra impegnate a tenere occupato l’esercito di D’Ken, Deathbird sa che le difese del mondo madre non sono al massimo.

-I sistemi di occultamento stanno funzionando, Majestrix Deathbird. I sistemi di difesa non sembrano essersi accorti del nostro avvicinamento.

-Ottimo lavoro, generale. Quasi mi dispiace non  aver ringraziato quei separatisti Skrull prima di spargerne le molecole nello spazio. Mai sottovalutare le capacità di quegli schifosi mutaforma, anche se non avrebbero mai avuto il coraggio di attaccare il mondo madre. Siamo pronti ad attaccare?

-L’armata aspetta il suo comando, Majestrix Deathbird – risponde il generale.

-Generale Aves, rileviamo la formazione di un portale stellare – lo informa il secondo in comando.

Non c’era bisogno di dirlo, perché la prima nave esce dall’iperspazio poco dopo. Seguita in rapida successione da una nave dopo l’altra; nessuna corazzata, solamente piccole navi da guerra, fino all’arrivo di una nave dall’aspetto inconfondibile.

Una grande semisfera bianca. La nave ammiraglia di D’Ken.

-Come ha fatto quel bastardo a trovarci? Abbiamo un traditore a bordo! – sbraita Deathbird.

-Niente di così banale – risponde una voce aliena.

L’essere che ha pronunciato queste parole è apparso istantaneamente di fronte a Deathbird: appartiene ad una specie che non ha mai visto, alta quasi tre metri e dall’aspetto demonico. Deathbird reagisce istantaneamente, cercando di sviscerarlo con i propri artigli.

La sua mano passa attraverso l’immagine dell’alieno, e Deathbird guarda la propria mano. Per un attimo si è dimenticata dell’alterazione genetica a cui si è sottoposta per tornare ad essere una normale Shiar, senza piume sulle braccia e senza artigli.

-Il mio nome è Urthona, Deathbird. Vengo in pace, per proporti un’alleanza con il Sovrano.

-Puoi dire a mio fratello che...

-D’Ken non è altro che una marionetta nelle mani del Sovrano. Credi che D’Ken potrebbe leggere la tua mente e conoscere i tuoi piani a mezza galassia di distanza?

-Non parlo con i lacché, Urthona. Se il Sovrano vuole arrendersi a me, dovrà farlo di persona. Se questo doveva essere un attacco a sorpresa è fallito miseramente. La nave di D’Ken può aver già fermato una mia flotta in passato [3] ma non può resistere al fuoco di cinque corazzate.

-Giura obbedienza al Sovrano o ti strapperà tutto ciò che hai.

-Generale Aves...fuoco sull’ammiraglia.

La proiezione di Urthona si volta per guardare lo schermo principale. Le navi fanno fuoco, scatenando energie incomprensibili per la scienza terrestre; un attacco coordinato da parte di così tante corazzate potrebbe livellare la superficie di un pianeta.

Se solo colpissero l’ammiraglia.

Invece la loro energia si ferma, formando una sfera luminosa proprio in mezzo alle due flotte.

-Hai tempo sino al sorgere del sole per cambiare idea, Deathbird – dice Urthona, prima di svanire.

La Rapace trema, come se fosse appena stata colpita da qualcosa.

-Cosa sta succedendo? Rapporto!

-Il nemico sta generando un campo di gravità artificiale che sta attraendo la flotta! Motori al massimo per contrastare!

-Andiamocene.

-Majestrix, non è possibile aprire un portale in presenza di un campo gravitazionale di questa portata. E’ come se si stesse formando una stella...ma è impossibile...

Anche Deathbird pensa che sia impossibile, ma ciò che sta vedendo è chiaro. La gravità sta risucchiando materiale dalla nebulosa, che si concentra in una sfera sempre più massiccia e calda. Così calda, infatti, da iniziare un processo di fusione nucleare.

-Il sorgere di un nuovo sole – realizza Deathbird.

Il che significa che ha poco tempo per accettare la proposta del Sovrano, prima di essere fagocitata dalla stella che l’ammiraglia nemica sta creando.

 

Venere

Passare per la Dimensione Oscura non è mai una passeggiata. Se lo si deve fare di corsa, per atterrare violentemente sulla superficie di un pianeta dall’atmosfera acida dove la pressione può schiacciarti in un secondo, è mille volte peggio.

Capitan Universo si strappa di dosso la tuta, troppo ingombrante per lasciarlo muovere agevolmente. I suoi alleati non possono fare altrettanto; in particolare Stella Nera sopravvive solo perché la sua energia oscura sta rattoppando le falle della tuta. Il latveriano deve soccorrere Vanguard, usando il potere della Forza Enigma per trasmutare l’aria attorno alla falla per poterla chiudere.

-Torniamo alla nave – ordina Miss Marvel. Capitan Universo non può sentirla, dato che la sua trasmittente è rimasta al suolo assieme alla tuta.

Carol osserva il suo sottoposto volare via, in direzione della base della Presenza. Vorrebbe urlargli contro ed inseguirlo, ma è chiarissimo che Stella Nera non è in condizioni di riportare tutti in orbita; lei e suo fratello potrebbero morire da un secondo all’altro. E Carol conosce abbastanza i propri limiti da sapere di non poter sopravvivere più di un minuto sulla superficie di Venere senza una protezione adeguata.

“E’ la tua occasione per dimostrarmi che vale la pena sopportarti, Capitano” pensa prima di afferrare i due russi e volare alla massima velocità verso lo spazio.

 

L’aria è carica di energia radioattiva, così fitta da poter essere vista chiaramente. La base della Presenza è ormai una pozza di metallo fuso, e la battaglia si sta svolgendo nei cieli sotto nuvole di acido. Starlight rilascia una scarica di pura energia contro la Presenza, che non fa altro che assorbirla passivamente.

-Hai idea di che cosa mi hai fatto? Hai usato la mia mente ed il mio corpo per anni!

-Credevo mi amassi.

-Volevi solo qualcuno che ti adorasse, qualcuno che baciasse la terra su cui camminavi!

-Certo. E’ la natura degli dei essere adorati. Ed io sono il dio della scienza e del potere atomico. La mia unica colpa è stata cercare di elevare la donna che amavo al mio stato divino.

-Sei pazzo.

-Non esistono dei pazzi. Solo dei che non sono abbastanza severi.

Il flusso di energia aumenta, ma è solo ed unicamente in una direzione: il corpo di Starlight inizia a svuotarsi, e tutto il suo potere fluisce all’interno della Presenza.

-Cosa stai facendo? Lasciami andare!

-La scienza è il potere di riplasmare il mondo, amata Tania. Trasformare l’odio in amore e devozione. Trasformare un uomo in un dio. Trasformare la morte nella vita.

Il corpo di Starlight perde rapidamente peso: carne e muscoli scompaiono fino a lasciar intravedere le ossa anche attraverso il costume, mentre il corpo moribondo della Presenza ritorna all’apice della forma umana.

-Sei una parte di me, Tania, per sempre.

Un raggio di energia cosmica colpisce la Presenza, separandolo da Starlight. La lascia cadere a terra verso la propria morte; Capitan Universo l’afferra prima che colpisca il suolo, adagiandola lentamente a terra.

-Non devi avvicinarti – lo avverte Starlight con un filo di voce.

-Resta qui e aspettami – risponde Capitan Universo, volando di nuovo verso la Presenza. L’attacco ha funzionato perché lo ha preso di sorpresa, ma l’armatura è perfettamente intatta.

-Krylov, con l’autorità conferitami dallo S.W.O.R.D, ti dichiaro in arresto!

-Con quale accusa?

-Non lo so, ci penserò dopo! – risponde Capitan Universo, caricando a testa bassa verso il nemico e colpendolo con un pugno allo stomaco. Il pugno frantuma l’armatura ed affonda nella fornace radioattiva al suo interno, ma la Presenza non sembra provare alcun dolore.

Capitan Universo, invece, deve stringere i denti per non urlare a squarciagola; il suo potere impedisce alla sua mano di fondersi, ma non è un’esperienza piacevole.

-Interessante; dovresti essere morto. Che cosa...ah. Ma certo. Non mi sarei aspettato niente di meno dal Dottor Destino.

-Come sai...che sono latveriano? – chiede l’uomo a denti stretti.

-Tu non lo sai, vero? Affascinante. Ma sono più interessato a questa energia che ti alimenta; potrei aggiungerla alla mia.

-Serviti pure – risponde Capitan Universo, rilasciando una scarica di Forza Enigma.

Anche se questa volta la Presenza si aspetta un attacco, non può fare nulla per fermarlo. Il colpo si propaga all’interno del suo corpo, scaraventandolo contro la montagna più vicina.

Capitan Universo scende a terra, stringendo tra le mani dell’energia rossa tenuta in vita da quello che a prima vista sembra un atomo stilizzato.

-Hai recuperato...la mia energia? – chiede Starlight, in fin di vita.

-Ti avevo detto di aspettarmi. Ora và a fermare quel bastardo – risponde Capitan Universo, porgendo a Starlight l’energia prima di crollare a terra.

Tania stringe tra le mani l’energia per un attimo, prima di reinserirla nel proprio petto. Il suo corpo riprende la propria forma, con una sola eccezione: i suoi occhi sono rossi, pieni di rabbia ed energia.

 

Il trono della Presenza vola al suo cospetto. Sergei barcolla quando si sposta per sedersi di nuovo; il suo corpo non è ancora tornato nel pieno nelle proprie forze.

-Sergei.

-Ridammela. Ridammi la mia energia! – risponde la Presenza, cercando di mettere le mani addosso a Starlight.

Lei risponde afferrando il suo casco con entrambe le mani, le dita incastonate nel metallo.

-Tu sei morto anni fa, ma sei l’unico a non essersene accorto. Te lo farò capire io.

-Non puoi farmi questo. Tu appartieni a me!

-Io non appartengo a nessuno.

 

In orbita attorno a Venere

Miss Marvel sta osservando la strumentazione di bordo, nel disperato tentativo di capire qualcosa della battaglia che si sta svolgendo in superficie.

Ha lanciato una richiesta di soccorso, ma dato che sulla nave non ci sono comunicazioni iper-luce ci vorranno parecchi minuti prima che il segnale raggiunga la Terra.

Poi un bagliore attira la sua attenzione. Qualcosa è appena esploso su Venere, e con una potenza tale da poter essere visto non solo dall’orbita ma sicuramente anche dalla Terra; non vuole neanche pensare che cosa sarebbe successo se una forza simile fosse stata scatenata su un mondo abitato.

-Qui è Miss Marvel, mi ricevete? Passo.

In risposta c’è solo statica.

-Qui è Miss Marvel, mi ricevete? Passo.

-Agente Belinsky chiede permesso di salire a bordo – è la risposta, ma Miss Marvel non ne aveva veramente bisogno.

Dall’altra parte dello schermo c’è Starlight, che stringe a sé il corpo privo di sensi di Capitan Universo.

-Che cosa è successo? State bene?

-Il capitano è illeso, ma consiglio di decontaminare la sua uniforme.

-Che cosa è successo alla Presenza?

In risposta, Starlight mostra che cosa tiene in mano: metà del casco della Presenza, spaccato in due.

-E’ morto?

-Direi più...disperso, signora.

 

Galassia Shiar

La velocità con cui la nuova stella si sta formando è innaturale: servirebbero milioni di anni, ma dopo meno di un’ora la stella che ha sostituito la Nebulosa dell’Artiglio si sta già accendendo.

Deathbird non sa nulla di tutto questo perché non si trova più sul ponte di comando della propria nave, ma nell’hangar principale. Ha lasciato al Generale Aves il compito di affondare, ma Deathbird ha tutta l’intenzione di sopravvivere.

Corre verso una delle navicelle, cercando di non cadere a terra quando tutta la nave è ripetutamente scossa. Nemmeno i motori più potenti della galassia possono sopraffare la forza di gravità di una stella.

L’immagine di Urthona è proprio di fronte alla navicella. Il suo volto è troppo mostruoso perché si possa capire, ma dalla sua voce si intuisce che sta sorridendo.

-Questa nave sarà distrutta tra breve, insieme a tutte le altre. Senza la tua guida, le tue navi nel resto della galassia giureranno fedeltà al Sovrano o saranno distrutte.

-Hai intenzione di fare qualcosa per fermarmi?

-Il Sovrano sa cosa vuoi fare. Tentare un salto nell’iperspazio con la navicella. C’è una possibilità molto remota che tu sopravviva. Non puoi fare nulla contro di lui, ma potresti essere una seccatura. Come suo vassallo presso gli Shiar, tu saresti preferibile a D’Ken.

-Non cederò al tuo padrone il dominio degli Shiar. Io sono la primogenita del Majestor.

-E gli Shiar sarebbero disposti a seguirti, se solo dimenticassero il tuo difetto genetico.

-Ho eliminato quello che quegli idioti considerano un difetto.

-Lo so. Ed il Sovrano non approva. Per questo ha mandato me – risponde Urthona sollevando l’equivalente di pollice, indice e mignolo.

Deathbird non capisce che cosa sia l’energia mistica che l’avvolge, ma può vederne in presa diretta le conseguenze: le piume che ricrescono sulle braccia e gli artigli che si riformano, cancellando tutte le recenti modifiche genetiche.

-Prova a governare gli Shiar adesso, Deathbird.

Deathbird vorrebbe squartarlo con gli artigli ritrovati, ma non c’è tempo: il rumore assordante dei motori principali che esplodono sotto sforzo si può sentire su tutta la nave. Si sbriga a salire sulla navicella, passando attraverso l’immagine di Urthona, e senza indugiare attiva il salto iperspaziale.

Urthona la osserva svanire, così come osserva la Rapace mentre viene stritolata dalla gravità e precipita sulla superficie della nuova stella.

Tutte le navi di Deathbird fanno la stessa fine. Resta solo una grande nave semisferica, accerchiata dalla flotta di D’Ken.

Poi si volta verso Chandilar, il mondo natale degli Shiar e capitale dell’Impero, non più nascosta dalla Nebulosa dell’Artiglio.

La vera guerra sta per cominciare.

 

CONTINUA

 

 

 

 

Note

 

[1] nello scorso numero

 

[2] Sluzhba Vneshney Razvedki, o più precisamente Служба внешней разведки,  “Servizio di Intelligence Internazionale” in russo

 

[3] Nel numero 1